Siracusa. A forza di scrivere pubblicamente cosa accade nella “piazza di spaccio” di Via Italia 103 qualcosa inizia a muoversi.
Dopo il nostro ultimo articolo sembra che qualcuno si sia urtato (offeso) e abbia voluto prendere le distanze.
Ma distanze da chi?
In tanti (e lo scriviamo con certezza) non sopportano più che Alessio Visicale, conosciuto per le sue vicende giudiziarie e non, in quanto sembra che autonomamente si sia costruito un personaggio di rango, per l’appunto “Pablo Escobar”, che non gli si addice.
Da fonti certe siamo venuti a conoscenza che alcuni vorrebbero continuare, da “lupi solitari”, a spacciare per conto loro.
Se da un lato non è una novità che taluni personaggi, nel corso degli anni, abbiano tentato invano di fare la voce grossa e non ci sono riusciti, è anche vero che oggi la disgregazione di questa piazza di spaccio e delle altre è fattibile in quanto “non esistono uomini all’altezza” del Lombardo e Cavarra.

Qui bisogna stendere un velo pietoso che riguarda le proteste di alcuni detenuti, e dei loro parenti, che chiedono ai giudici di sorveglianza gli arresti domiciliari per i loro congiunti per via del “CoronaVirus”, cioè del rischio di contrarre negli istituti di pena il virus e rimanerci secchi (morti).
In molti hanno dimenticato, come spesso: parenti, amici e affiliati di pregiudicati festeggiano quando un collaboratore di giustizia muore.
Luigi Cavarra, collaboratore di giustizia, è morto all’età di 44 anni il 7 aprile 2018 per un male incurabile che gli era stato diagnosticato il 30 gennaio dello stesso anno.

Sul quotidiano Diario1984, si legge questo agghiacciante e disumano passaggio nell’articolo che troverete cliccando qui:
“A Siracusa, quando in mattinata si è diffusa la notizia del decesso del pentito, in alcune zone della città si sono registrate scene di gioia e in molte abitazioni si è anche brindato con champagne e spumante. Scene di giubilo sarebbero avvenute sia a Cavadonna che a Brucoli, da parte di detenuti siracusani che avevano conosciuto il collaboratore di giustizia”.
Quella umanità, “diritto” e morale tanto partecipata, con comunicati e articoli vari, come evidenziato sopra, non rispecchia affatto la filosofia morale del mondo mafioso e criminale!
Ma ancora più agghiacciante è leggere i nomi, pubblicati dal sito LaSpia sempre il 7 aprile 2018, che riporta quanto segue:
«La madre del già condannato Danielino Cassia ha risposto con questo post pubblico, con tanto di foto rappresentante un “asso di mazzi”, a testimonianza della signorilità della gentil signora».
Continuando si legge nell’articolo:
«[..]un altro gruppo di pluripregiudicati con a capo Corrado Greco detto il grosso (ma solo di stazza), a capo della piazza di spaccio di Via Italia e Parco Robinson proprio insieme a Danielino Cassia, ha organizzato sotto la casa del defunto collaboratore di Giustizia, una festa con tanto di fuochi d’artificio e bottiglie di champagne e spumante aperte».
Come è possibile leggere, Corrado Greco insieme a Danielino Cassia “festeggiarono la morte di un uomo”, ma allo stesso Greco, Agostino Urso, Massimiliano Midolo, Gianfranco Bottaro, Salvatore Catania, Andrea Abdoush e altri boss di spessore (non ‘ominicchi, come vengono definiti nei loro ambienti) è stato concesso ciò che non fa parte della loro indole criminale!
Corrado-Greco-fonte-Diario1984 Urso Agostino-fonte Diario1984 Bottaro Gianfranco-Fonte Diario1984 Catania Salvatore-Fonte Diario1984 Andrea Abdoush-fonte Diario1984
Se da una parte il nostro sistema penitenziario ha bisogno di qualche riforma, è anche vero che in Italia gli istituti di pena servono alla rieducazione e se proteste o comunicati i detenuti desiderano fare, che almeno mirino alla loro rieducazione e ad una qualifica formativa da sfruttare una volta fuori dalle patrie galere.
La seconda chance è già un diritto e una concessione riconosciuta, quello che manca è solo il pentimento delle azioni compiute dagli stessi detenuti.
Ritornando all’argomento principale dell’articolo: il gioco è iniziato e il mercato è aperto, chi cadrà per primo lo scopriremo presto!